giovedì 20 marzo 2014

"VISITA AL MUSEO DI CA'REZZONICO: TEMPIO DEL SETTECENTO VENEZIANO"

by "Anele in the Artistic Heritage - Young Creative Blogger" (12 anni)


Museo di Ca' Rezzonico, 
una delle sale (mia foto)

Museo Ca' Rezzonico
Dorsoduro 3136 - 30123 Venezia
Tel. 0412410100
Web: www.visitmuve.it

Il giorno 1° febbraio sono andata a visitare il Museo di Ca' Rezzonico con l'aiuto di una guida, Elena Degan, che mi ha fatto fare un tuffo nel periodo del '700 che era il II secolo d'oro.
In quest'epoca governarono i nobili aristocratici e si diffuse come usanza di festeggiare una festa che si teneva in alcuni giorni di febbraio, il Carnevale.

Durante questo evento si indossava una maschera perciò nessuno era riconoscibile quindi ricchi e poveri si mescolavano senza disagi. Una maschera che le donne portavano era la muta, era nera e le rendeva completamente irriconoscibili perché le copriva il volto. Indossandola non potevano parlare e mangiare perché si doveva mordere un bottoncino per tenerla ferma sul viso. I maschi invece indossavano la bauta, in questo caso la bocca era libera e si poteva mangiare ogni tanto qualche frittella. Anche'essa garantiva l'assoluto anonimato. Era composto dal tabarro: un ampio mantello nero, e dal tricorno che era un cappello a tre punte.
Col passare del tempo il Carnevale divenne talmente popolare a Venezia che in tutti i negozi per i turisti vendono maschere, pur non essendo periodo.
A quel tempo, o meglio nel 1649, si iniziò a costruire un palazzo per la nobile famiglia Bon, progettata da un grande architetto del tempo, Baldassarre Longhena
Purtroppo egli morì nello stesso periodo in cui i Bon avevano problemi finanziari, così dovettero lasciare il palazzo incompleto. Nel frattempo si trasferì a Venezia la famiglia Rezzonico, originaria di Como, che acquistò il palazzo facendolo completare ad un altro famoso architetto del '700, Giorgio Massari, che finì con velocità il palazzo nel 1756.


Facciata del palazzo (mia foto)

Facciata del palazzo (mia foto)

A lui si devono le originali invenzioni sul retro del palazzo, il sontuoso accesso da terra, lo scalone d'onore e il fantastico, insolito salone da ballo ottenuto eliminando il solaio del secondo piano.
I migliori pittori decorarono il palazzo contemporaneamente alla sua conclusione, essi erano: Giambattista Crosato, Pietro Visconti, Giambattista Tiepolo, Jacopo Guarana e Gaspare Diziani.
L'edificio fu perfettamente completato nel 1758, nello stesso anno in cui il fratello cadetto di Giambattista, Carlo Rezzonico, da vescovo di Padova venne eletto Papa, e fu riconosciuto con il nome di Clemente XIII. Questo evento arricchì e portò molte fortune alla famiglia. 
Purtroppo, dopo cinquant'anni, il patrimonio si stava estinguendo, così tutto l'arredo che vi era all'interno lo vendettero e nel periodo dell'800 il palazzo passò a molti proprietari tra cui il conte Lionello Hirschell de Minerbi, deputato al Parlamento Italiano, che nel 1935, dopo una complessa e lunga trattativa, lo concedette al Comune di Venezia. 
Per ottenere l'atmosfera del '700, vennero portate a Ca' Rezzonico numerose opere di altri Musei Civici Veneziani, l'effetto finale è favoloso!
Appena entrata ho visto una fontana con lo stemma della famiglia Rezzonico costituiva una croce, due torri e delle linee oblique, al centro c'era raffigurato un drago a due teste con ognuna una corona e in basso c'era una striscia con scritto: "Si deus pro nobis" (deriva dal latino: "Se Dio è con noi"). Dopodiché siamo arrivati in uno spazio aperto dove era esposta una gondola lunga e nera, essa è un simbolo che rappresenta Venezia perché era il mezzo di trasporto che tutti utilizzavano per i propri spostamenti.

Stemma della famiglia su 
una fontana (mia foto)

Gondola all'entrata (mia foto)

Per arrivare al Museo bisognava salire una scala, la scala padronale. Lungo il corrimano c'erano due piccole sculture di bambini, uno, coperto da pellicce, rappresentava l'inverno, l'altro seduto in una botte e con una coroncina di foglie di vite e uva in testa, rappresentava l'autunno.

Statua nello scorri mano della 
scala padronale (mia foto)

Statua nello scorri mano della 
scala padronale (mia foto)

I Sala. La lunga scalinata ci ha portato alla sala da ballo, un'enorme stanza con due grandi lampadari d'oro. Le pareti ed il soffitto erano dipinti effetto 3D, raffiguravano pitture autocelebrative. Nella sala c'erano anche dei vasi cinesi su dei piedistalli in ebano raffigurante una persona, i Mori, essa era legata al collo da una catena sempre in legno.

 Sala da ballo (mia foto)

Vaso cinese su piedistallo in ebano 
a forma di Moro (mia foto)

Soffitto della Sala da ballo (mia foto)

II Sala. Il soffitto fu dipinto da Tiepolo ed è molto importante e soprattutto splendido! Le pareti erano ricoperte da una tappezzeria in stoffa oro e azzurra. Le sedie e i divani erano disposti lungo le pareti e al centro c'era un tavolino in marmo con le gambe dorate.

Sala n.2 (mia foto)

III Sala. Lungo le pareti c'erano sempre dei mobili, sedie e divanetti dell'epoca ma ciò che immediatamente catturava l'attenzione era una porta in stile cinese e il colore che prevaleva era in un verde pallido. Era ornata tutt'intorno da fiori gialli e rossi e al centro c'erano due figure, uno rappresentava un uomo in sella ad un dromedario e l'altra tre cinesi che fumavano lunghissime pipe.

Porta in stile cinese.
Sala n.3 (mia foto)

Mobili d'epoca.
Sala n.3 (mia foto)

IV Sala. Era tappezzata con una stoffa rossa. C'era una grande poltrona rossa, la poltrona del Bucintoro, è ornata d'oro con uno stile che ricordano le decorazioni della nave del Doge. Alla parete era appeso il quadro di un procuratore, Pietro Barbariga, la cornice, molto importante era d'oro e attorno vi erano sei statuette che rappresentavano le qualità di Barbariga: prudenza, carità, pietà, lealtà, coraggio e fedeltà. In cima alla cornice c'era anche uno stemma "rebus": rappresentava sei barbe e tre leoni.

Poltrona del Bucintoro.
Sala n.4 (mia foto)

Ritratti di Pietro Barbarigo con cornice e 
stemma rebus nella Sala n.4 (mia foto)

V Sala. Siamo arrivati in un lungo portego. Ai lati c'erano dei busti in marmo e il soffitto era formato da tante travi deposte una affianco all'altra.

Sala n.5 (mia foto)

Sala n.5 (mia foto)

VI Sala. Sul soffitto c'era una tela molto brillante e con colori forti e accesi: raffigurava due donne, una con una con una pelle colore rosa intenso e con un vestito rosso e maestoso mentre l'altra ha una pelle pallidissima e ha una gonna bianca con un corpetto nero. Esse rappresentano il trionfo del bene contro il male. Sulla parete, sopra ad un caminetto, era appeso un grande specchio di Murano con una cornice d'oro.

Tela de "Il trionfo del bene e del contro il male". 
Soffitto, Sala n.6 (mia foto)

Specchio di Murano con cornice d'oro. 
Sala n.6 (mia foto)

VII Sala. Sul soffitto sono stati attaccati cinque dipinti che erano stati staccati da una villa, erano davvero grandi e anche se con colori scuri erano molto maestosi. Erano uniti da un ricamo d'oro come le cornici.

Cinque quadri staccati da 
una villa appesi al soffitto. 
Sala n.7 (mia foto)

VIII Sala. In questa sala c'erano molti dipinti macabri e crudeli ma ad illuminare tutto c'è un magnifico lampadario ornato di fiori, molto raffinato e splendido. È formato da 1200 pezzi. 
Ci sono cinque vasi cinesi sempre sorretti da Mori in bronzo che abbiamo già visto nella sala da ballo. Questa piccola "opera" ci chiama "Allegoria della Forza".

Splendido lampadario. 
Sala n.8 (mia foto)

Dipinti macabri. 
Sala n.8 (mia foto)

Vasi cinesi "Allegoria della Forza".
Sala n.8 (mia foto)

IX Sala. Sono appesi alle pareti due quadri di Antonio Canaletto. Un tempo i ricchi si facevano dipingere da esperti, vedute e luoghi di Venezia da portare a casa come fossero cartoline. Uno rappresenta la Fondamenta dei Mendicanti, dietro l'ospedale, e l'altro il Canal Grande percorso da gondole e altre banche a remi.

Quadro di Antonio Canaletto, veduta di Venezia
Sala n.9 (mia foto)

Quadro di Antonio Canaletto, 
veduta di Venezia.
Sala n.8 (mia foto)

X Sala. È la camera da letto, non era molto grande ma molto elegante. Nella camera c'era anche una piccola culla. In una vetrina erano esposti tutti gli oggetti che la donna teneva nella sua camera: specchi, pettini, spazzole, cofanetti, gioielli, portagioielli. Tutto ciò lo metteva dentro ad un grande  baule per viaggi. In uno stretto passaggio si entrava in una cabina-armadio con specchi e armadi decorati, qui la signora invece si cambiava e si preparava.

Camera da letto.
Sala n.10 (mia foto)

Culla della camera da letto.
Sala n.8 (mia foto)

Oggetti nella camera da letto.
Sala n.8 (mia foto)

Baule da viaggio nella 
camera da letto.
Sala n.8 (mia foto)

Camera armadio della 
camera da letto 
(mia foto)

Camera armadio 
della camera da letto 
(mia foto)

Camera armadio 
della camera da letto 
(mia foto)

XI Sala. Vi sono molti mobili a cineseria e delle piccole statuette in porcellana, rappresentano un signore e una signora anziani con abiti tipici cinesi. Questa sala è chiamata "Sala delle bacche verdi" prende il nome dai mobili decorati con i colori verde smeraldo ma anche oro.

Statuette cinesi in 
porcellana (mia foto)

XII Sala. In questa sala ci sono numerosi quadri di Pietro Longhi che raccontano della vita quotidiana della gente a quell'epoca. Per esempio quando una nobile stava male rimaneva sdraiata in una specie di "divano letto" e riceveva gli ospiti che venivano a a farle visita o le donne che facevano la polenta (è il cibo dei poveri), le persone nei locali a divertirsi e il momento in cui si prendeva il tè, scene di caccia, la gente che passeggia in maschera durante il periodo di Carnevale, donne che tessono e cuciono. Nel soffitto c'era un dipinto che rappresentava il matrimonio tra Flora e Zaffiro.

Quadri di Pietro Longhi (mia foto)

Quadri di Pietro Longhi (mia foto)

Dipinto sul soffitto di "Flora e Zaffiro".
Sala n.14 (mia foto)

XIII Sala. A parete sono esposte due fra le più celebri  tele di Francesco Guardi. Uno è il "Ridotto", mostra la sala grande della casa da gioco di Palazzo Dandolo a San Moisè, l'altro era il "Parlatorio" cioè la sala delle visite del Monastero di San Zaccaria, dove parenti e amici potevano avere colloqui con le religiose: in queste occasioni di festa venivano anche organizzate recite di burattini per i più piccoli.

Tela di Francesco Guardi.
Sala n.13 (mia foto)

XIV Sala. Al centro della sala c'era un clavicembalo, cioè una sorta di pianoforte più lungo ma con più tasti. C'erano delle vetrine con numerosissimi piatti, posate, bicchieri, servizi da tè, brocche, ciotole, vassoi, caraffe...

Clavicembalo.
Sala n.14 (mia foto)

Posate e piatti. Sala n.14 (mia foto)

Posate e piatti. Sala n.14 (mia foto)

Posate e piatti. Sala n.14 (mia foto)

XV Sala. Le pareti e il soffitto erano coperti da tre grandi dipinti: in uno persone travestite da Pulcinella fanno giochi di equilibrismo per esercitarsi, nell'altro si esibiscono in piazza davanti ad un pubblico facendo giochi e compiendo acrobazie e nel terzo i Pulcinella, stanchi della faticosa giornata, riposano.

Dipinto di Pulcinella. 
Sala n.15 (mia foto)

Dipinto di Pulcinella. 
Sala n.15 (mia foto)

Dipinto di Pulcinella. 
Sala n.15 (mia foto)

XVI Sala. In questa piccola stanza ci sono due dipinti, uno rappresenta una nobile donna con un largo vestito e un esagerato cappello in testa con un grande fiocco, è in compagnia di un signore che ha il compito di intrattenerla, corteggiarla. Nel secondo, sempre una donna con un gran cappello, è accompagnata da due uomini, uno è il marito e l'altro è il suo "intrattenitore".

Dipinto sull'abbigliamento delle 
donne dell'epoca. 
Sala n.16 (mia foto)

Dipinto sull'abbigliamento delle 
donne dell'epoca. 
Sala n.16 (mia foto)

XVII Sala. Questa è l'ultima sala, la farmacia, ci sono scaffali con tantissimi vasetti e contenitori in ceramica e mobili con vasi soffiati a mano. C'era un tavolo in radica di mogano con sopra una piccola bilancia. 
Le medicine si facevano pestando, con degli strumenti, erbe medicamentose e, in certi  casi, veniva usato anche del veleno di serpente.

Farmacia. Sala n.17 (mia foto)

Bancone con bilancia. 
Sala n.18 (mia foto)

Bancone con bilancia. 
Sala n.18 (mia foto)

Contenitori in vetro soffiato.
Sala n.17 (mia foto)

Vasetti in ceramica. Sala n.17 (mia foto)

E così finisce la mia visita al Museo Ca' Rezzonico, il celebre e ricercato tempio del Settecento Veneziano che fu un'età di splendori, dissipazioni e miserie, ma anche senza dubbio costituisce una stagione artistica tra le più splendide e alte dell'arte dell'Europa Moderna.

Foto realizzate e pubblicate con l'autorizzazione di MUVE - Fondazione Musei Civici di Venezia (si ringrazia il dott. Riccardo Bon, ufficio stampa e relazioni esterne Fondazione Musei Civici di Venezia).

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